Mario Del Pero

La fine di un ciclo

Questo ultimo turbillon di sondaggi confonde e disorienta. E
allora, detto che sulla base degli stessi sondaggi è difficile immaginare come
McCain possa vincere, lasciateci dire che comunque vadano queste elezioni hanno segnato comunque un punto di svolta: nei simboli; nei candidati; nella ridefinizione
della mappa elettorale; nella volontà di mettersi alle spalle gli ultimi otto
anni; nella straordinaria mobilitazione politica ed elettorale; nel ritorno –
sia pure in forme molte caute – di proposte d’incremento della tassazione sul
reddito, dopo un trentennio in cui anche solo ipotizzarlo voleva dire violare
un taboo e andare incontro a una sconfitta certa. Difficile immaginare che
Obama potesse fare una campagna elettorale migliore; difficile credere che le
contingenze storiche potessero essere più favorevoli ai democratici; difficile che le trasformazioni demografiche e sociali potessero incidere maggiormente sulla mappa
elettorale a svantaggio dei repubblicani. E quindi difficile, molto difficile, credere
che ciò non porterà Obama alla presidenza. Se dovesse accadere sarebbe una
delle più grandi sorprese elettorali nella storia degli Stati Uniti. Significherebbe che gli Usa non sono ancora pronti per un presidente afroamericano. Ma a dispetto di ciò, non
vorrebbe dire che l’America non è cambiata e che il lungo ciclo conservatore
non sia giunto comunque al capolinea.