Mario Del Pero

Obama e la “guerra” a Fox News

“I nostri
ragazzi in Afghanistan saranno sollevati” nel sapere che “l’amministrazione
Obama è più preoccupata di muovere guerra a Fox che di farla in Afghanistan”, ha
dichiarato Glenn Beck, uno dei più popolari commentatori della rete televisiva
statunitense Fox.
Beck – uno dei
giornalisti più aggressivi e faziosi di una rete televisiva di per sé aggressiva
e faziosa come Fox News – si riferiva alle recenti dichiarazioni di Anita Dunn,
responsabile della comunicazione della Casa Bianca, che aveva accusato Fox News
di non essere un canale d’informazione, ma “un braccio del partito
repubblicano”. Un giudizio in larga parte corretto, quello della Dunn. Fox
offre un minimo di news, più o meno obiettive, e tantissimi commenti che, con
gradi diversi di partigianeria e parzialità, hanno sempre come bersaglio Obama
e i democratici. La rete di Rupert Murdoch ha peraltro una sorta di alter ego liberal nel canale MSNBC, dove un
giornalismo ugualmente urlato e di parte – anche se di qualità lievemente
superiore – muove quotidianamente guerra ai repubblicani e agli avversari di
Obama.
Che Fox o MSNBC
siano dei canali d’informazioni è quindi in larga misura una finzione. Sono
strumenti di battaglia politica ed esempi evidenti dell’imbarbarimento e della
polarizzazione dello scontro politico negli Stati Uniti. Uno scontro che si è
radicalizzato nei toni e che ha determinato una trasformazione degli stessi
media televisivi da luoghi dove il confronto avviene – mediato, disciplinato e civilizzato
– in soggetti partecipi dello scontro medesimo, inclini a esasperare il
conflitto e non più a regolamentarlo e mostrarlo.
Obama e i suoi
hanno quindi più di un motivo di risentimento nei confronti di Fox. Guardare
una puntata del programma di Beck o di quello di Bill O’Reilly, un altro
celebre commentatore ultra-conservatore di Fox News, non può che indurre a
interrogarsi su dove sia mai finito il giornalismo di un tempo e su quale
sistema d’informazione si sia venuto a formare negli Stati Uniti (e non solo
negli Stati Uniti, come vediamo quotidianamente nel nostro paese).
Eppure,
attaccare così frontalmente Fox News è stato un errore politico, che si spiega
almeno in parte con le difficoltà di Obama e con la volontà di mobilitare
appieno i propri sostenitori in questa complicata contingenza. Denunciare Fox,
come ha fatto Anita Dunn, espone infatti il Presidente all’accusa,
politicamente molto pesante, di voler limitare la libertà di stampa. Scendere
nell’arena melmosa che Fox ha tanto concorso a creare è indicatore di una
suscettibilità insospettabile, che indebolisce inevitabilmente Obama agli occhi
dell’opinione pubblica. Stride con la conclamata intenzione di superare le divisioni
e le polarizzazioni che hanno paralizzato gli Stati Uniti nell’ultimo decennio.
E permette infine a Fox di recitare la parte della vittima, soggetta
all’attacco di un governo autoritario, intrusivo e quasi-socialista, che – afferma
Beck – muove guerra ai suoi cittadini e non si cura invece di proteggerli dalle
minacce esterne.
Fox News non è un bell’esempio d’informazione. Non
lo è nella grossolanità dei reportage, nei toni urlati, nella bellicosità
nazionalista di molti suoi commentatori, nell’aggressività spesso volgare di
personaggi come Beck. Ingaggiare un corpo a corpo con Fox, come
l’amministrazione ha fatto, significa però scendere al suo livello. Meglio non
curarsene e sorriderne, come Obama era riuscito a fare con successo sino a
oggi.

[Il Mattino, 14 ottobre 2009]


2 Commenti

  1. fab

    forse obama e il Berlusca non sono così diversiObama attacca la Fox News.

  2. Ale Oderda

    Ciao.Ci eravamo scritti un po’ di mesi fa.Ti segnalo un amico che come te ha studiato alla Columbia University e da qualche giorno è docente in Germania: Stefano Casertano. A giugno ha pubblicato questo libro sulla storia petrolifera della Guerra Freddahttp://www.stefanocasertano.it/http://www.brioschieditore.it/prodotti.asp?id_prod=54Grazie.Alessandro

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