Mario Del Pero

Il Corano e il circo mediatico

L’America non è mai parca di
eccentricità e bizzarrie. Non lo è, in particolare, quando si tratta di fede.
Gli Usa sono sempre stati un grande supermercato delle religioni, dove chiese
fai-da-te guidate da improvvisati pastori possono nascere e scomparire
dall’oggi al domani. Chiese dove accade che la Bibbia sia letta con occhi
accecati dall’ottusità, dall’ignoranza e, anche, dall’opportunismo. Chiese
guidate da chi andrebbe tenuto il più possibile alla larga dalla religione,
perché la storia dell’umanità è lì a ricordarci i danni che lo zelo religioso
può causare. Chiese come la Dove World Outreach Center di Gainesville, Florida,
frequentata fino a pochi giorni fa da non più di qualche decina di fedeli e divenuta
oggi caso mondiale per la decisione del suo leader, il pastore Terry Jones,
d’indire un rogo di copie del Corano in occasione dell’anniversario dell’11
settembre.

Come è possibile, però, che una sciocca boutade di un
reverendo tanto improbabile quanto incosciente sia diventata la notizia del
giorno, negli Usa e in gran parte del mondo? Che l’idea, in sé demenziale, di
fare un bel falò di corani abbia fatto scomodare persino Obama, il suo
segretario della Difesa e il comandante delle truppe americane in Afghanistan?

Tre sono le spiegazioni che si
possono dare. La prima ha a che fare con i media ovvero con un circo mediatico
attivo 24 ore al giorno e sempre alla caccia di notizie sensazionali, di
“breaking news” come annunciano continuamente i sottotitoli dei principali
canali televisivi statunitensi. Un circo mediatico che privilegia l’informazione
usa e getta, dove il commento dura ormai un battito di ciglia e non esiste più
spazio per la sobrietà e l’approfondimento. Questo circo ha gestito irresponsabilmente
la vicenda, conferendole quella visibilità che essa non meritava. Il pastore
mitomane di una chiesa insignificante è così stato catapultato al centro della
scena politica e mediatica del più importante paese del mondo.

Ciò è però avvenuto anche in
conseguenza del clima politico e culturale che si respira oggi negli Usa. È
questo il secondo elemento dell’equazione. In quest’America polarizzata, le
posizioni più estreme sono improvvisamente sdoganate; acquisiscono legittimità
e diritto di cittadinanza. Lo spazio del dibattito pubblico si espande così a
figure (e a parole) che fino a non molto tempo fa erano relegate ai suoi
margini. Figure che predicano l’odio e che concorrono ad abbruttire questo
dibattito, rendendolo più volgare, violento, conflittuale. Quello di Terry
Jones è un caso ovviamente estremo, ma la mobilitazione del Tea Party e le
parole usate abitualmente da uno dei suoi leader, il giornalista Glenn Beck,
ricadono per molti aspetti nella stessa categoria.

La terza e ultima spiegazione si
collega però al mondo in cui viviamo. Un mondo  i cui vari pezzi sono sempre più
interdipendenti e interconnessi: per il tramite delle comunicazioni, delle
immagini, dell’incessante e rapida circolazione delle informazioni. Queste
informazioni sono sfruttate da di chi soffia dolosamente sul fuoco delle
polemiche, per trarne a sua volta un piccolo tornaconto. Molti media arabi si
sono gettati avidamente sulla notizia, il presidente iraniano Ahmadinejad ha
denunciato l’immancabile “complotto sionista”, bandiere americane sono tornate
a bruciare in varie parti del mondo. Qualche innocente probabilmente morirà in
conseguenza del calderone esploso per colpa del reverendo Jones. Anche questo,
scopriamo ora, può fare l’inverosimile pastore di una piccola chiesa di
Gainesville, Florida.

[Il Mattino, 11 settembre 2010]

1 Commento

  1. NoirPink - modello Pandemonium

i commenti sono chiusi