Mario Del Pero

Ma il problema non è il cellulare di Angela Merkel

Non si può non rimanere colpiti dalla scoperta che la National Security Agency (NSA), l’agenzia d’intelligence statunitense responsabile per le comunicazioni, abbia intercettato telefonate e sms di leader politici di paesi amici e alleati, come la Francia, la Germania, il Brasile, il Messico. Sciocca e alimenta indignazione l’idea che lo stesso cellulare di Angela Merkel possa essere stato controllato.

É un’indignazione, però, che occulta i problemi veri evidenziati da questa vicenda. Uno spionaggio di questo tipo vi è sempre stato, anche tra paesi alleati, come ben racconta la storia della CIA e delle sue tante operazioni promosse per carpire informazioni riservate di capi di stato di paesi amici, a partire ovviamente da quelle del Presidente francese Charles De Gaulle. In un contesto geopolitico più fluido e mutevole come quello attuale, con alleanze meno vincolanti e nemici più indefiniti, è quasi inevitabile che vi siano operazioni di questo tipo. Ed è, in una certa misura, un gioco delle parti quello che induce i governi francese e tedesco a convocare gli ambasciatori statunitensi e a rilasciare dichiarazioni di durissima condanna, o la Presidentessa del Brasile, Dilma Roussef, a denunciare davanti all’Assemblea generale dell’Onu le protratte “violazioni del diritto internazionale” commesse dagli Stati Uniti. Risulta francamente difficile credere che i servizi di Berlino, di Parigi o di Brasilia non siano impegnati essi stessi a raccogliere intelligence sul partner statunitense; che se avessero i mezzi, vastissimi, di cui dispone la NSA non adotterebbero metodi e sistemi simili.

Proprio la disponibilità di questi mezzi, la capacità cioè della NSA di intercettare e archiviare in tempi limitati un numero vastissimo di comunicazioni elettroniche e telefoniche, c’indica però la straordinaria gravità di quanto sta accadendo. La NSA è infatti una di quelle strutture d’intelligence i cui potere e autonomia sono grandemente aumentati nell’ultimo decennio. Le esigenze di sicurezza e la campagna globale contro il terrorismo hanno indotto a delegare a tali agenzie funzioni più ampie, a rimuovere controlli e supervisioni che ne potessero limitare l’operatività ed efficienza, a finanziarle come mai prima di oggi, e a permettere loro forme di azione particolarmente invasive, spesso promosse a discapito delle libertà individuali e della privacy.

A ciò si aggiunge il peso, straordinario, della tecnologia e il suo impatto su natura e quantità delle comunicazioni. Che impone, e finanche giustifica, l’adozione da parte delle strutture d’intelligence di strumenti nuovi. Che offre, però, a tali strutture mezzi impareggiabili e legittima al contempo forme estremamente intrusive di raccolta dell’intelligence (in un solo mese, a cavallo tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013, la NSA ha intercettato e archiviato ben 70 milioni di comunicazioni telefoniche di utenti francesi).

Questa intelligence, raccolta indiscriminatamente attraverso una sorta di approccio “ad aspirapolvere”, consegue almeno in parte al potere e alla discrezionalità d’azione di strutture come la NSA. Potere e discrezionalità che ne risultano però ulteriormente accresciuti, in una sorta di spirale viziosa senza fine. Perché questa monumentale quantità d’informazioni rimane in mano ad agenzie dotate di ampia autonomia, soggette a controlli democratici fattisi vieppiù deboli e, negli ultimi anni, sempre più legate ad apparati privati cui delegano e subappaltano parte dei proprio compiti. E sono queste, ben più del cellulare di Angela Merkel o di quello di Enrico Letta, le vere emergenze che tutta questa partita sta oggi rivelando.

Il Giornale di Brescia, 27 ottobre 2013