IL PUNTO
IL PUNTO
- Neera Tanden, che Biden aveva nominato a dirigere il potentissimo Office of Management and Budget (OMB), è costretta a rinunciare di fronte alla prospettiva concreta che la nomina non sia confermata al Senato (un senatore democratico, il solito Joe Manchin della West Virginia, aveva già annunciato il suo voto contrario; nessun repubblicano era disposto a votarla). I motivi di questo importante fallimento – l’OMB è l’agenzia federale preposta a verificare la fattibilità economica delle varie voci di spesa e può condizionare o addirittura bloccare una determinata azione di governo – sono diversi: Tanden (che dirigeva la think tank liberal – e non poco clintoniana – “Center for American Progress”) non ha competenze forti sulla materia di responsabilità dell’OMB; è una figura molto polarizzante; è stata vittima del solito delirio da social media, utilizzando come una clava twitter nell’offendere frequentemente repubblicani e sandersiani. Due però sono i dati inequivoci: il primo è che si tratta di una sconfitta, forse la prima, per l’amministrazione Biden che ha compiuto un evidente errore in questa nomina; il secondo è che la polarizzazione rimane altissima e il voto di novembre, con un Congresso così diviso, le ha dato un plastico volto istituzionale
- Tutto ciò lo vediamo benissimo nella discussione congressuale sulla proposta di stimolo all’economia/lotta al Covid di Biden. Quasi 2mila miliardi di dollari, distribuiti su varie voci (alcune delle quali, va detto, un bel po’ demagogiche). Mancando i sessanta voti necessari al Senato per superare l’ostruzionismo, si è scelta la strada – un po’ da bucaneria parlamentare – della “reconciliation”, che può essere usata solo su particolari pezzi di legislazione (relative a spese e tasse) e una volta sola per ogni anno fiscale. Ciò ha portato all’immediata rimozione dal disegno onnicomprensivo presentato dai democratici di uno dei suoi pilastri: l’aumento graduale del salario minimo per arrivare ai 15 dollari all’ora (il “parliamentarian del Senato – il funzionario responsabile per la corretta applicazione delle procedure e delle regole della Camera Alta – ha deliberato che il salario minimo non può essere incluso nel pacchetto proposto da Biden). Contro un aumento simile (il SM federale è fermo da tempo a 7.25 all’ora) si erano peraltro già schierati due senatori democratici moderati: l’immancabile Manchin e la senatrice dell’Arizona Kyrsten Sinema. E alla Camera lo stimulus, inclusivo del SM, è passato davvero di misura, 219 a 212, senza un singolo voto repubblicano e con due voti democratici contrari, nonostante la forte popolarità del piano nel paese, anche presso gli elettori repubblicani.
- Nel mentre Biden continua a promulgare ordini esecutivi come se piovesse, con una media di molto a quella dei suoi predecessori (anche se calerà inevitabilmente col tempo)
Tutto ciò c’indica chiaramente quanto complesso sia governare in tempi di polarizzazione e quanto compatti siano oggi i repubblicani nel seguire una linea ostruzionistica simile per certi aspetti a quella del primo biennio obamiano. Certo, i tempi sono diversi e opporsi a misure popolari (e a un Presidente per il momento molto popolare o, meglio, non molto impopolare) potrebbe danneggiare i repubblicani; ma anche Obama e le sue proposte erano inizialmente popolari, a volte questo lo si dimentica. Detto ciò, a me torna in mente la famosa giornalista televisiva che spiegava con molta sicumera come Biden avrebbe risolto il problema della Corte Suprema facendo un rapido “court packing” e si risentiva non poco con il sottoscritto quando cercavo di spiegare che era, come dire, “un po’ più complicata”…