Mario Del Pero

Il viaggio di Geithner in Europa

È stata una settimana di sovraesposizione pubblica, quella appena terminata, per il segretario del Tesoro Timothy Geithner. Prima di partire per l’ennesimo viaggio in Europa, dove incontrerà il Presidente della BCE, Mario Draghi, e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, Geithner ha parlato alle commissioni competenti di Camera e Senato ed è addirittura stato ospite del Charlie Rose Show sulla rete televisiva pubblica PBS. In tutte queste occasioni, il segretario del Tesoro ha rimarcato la preoccupazione con la quale gli Stati Uniti seguono la difficile situazione dell’Europa e non ha lesinato critiche ai suoi leader. “Lasciare l’Europa sull’orlo dell’abisso come modo di esercitare pressione è una strategia controproducente”, ha affermato Geithner, “perché finisce in ultimo per accentuare i costi della crisi”. “Costi umani”, ha proseguito, “enormi non solo in Grecia, ma anche altrove”.

Tre elementi, distinti ancorché strettamente interconnessi, spiegano non solo l’attenzione dell’amministrazione Obama verso le vicende europee, ma anche la decisione di esternare pubblicamente, e con frequenza crescente, tale preoccupazione.

Innanzitutto, vi è un’evidente critica di merito alle scelte compiute finora e alla linea del rigore imposta dalla Germania. Che viene considerata una risposta sbagliata e controproducente, laddove non compensata da provvedimenti concreti e più incisivi di sostegno alla crescita. Gli europei, ha affermato ancora Geithner, “devono fornire un immediato sostegno alla crescita e alla stabilità finanziaria per poter così ridurre i tassi d’interesse in Italia e Spagna”. La priorità è evitare ulteriori, e pandemici, riverberi della crisi, che danneggerebbero ancor più l’economia mondiale. E che colpirebbero anche la fragile e singhiozzante ripresa statunitense, legata com’è alla situazione europea. Geithner infatti non ha mancato di rimarcare la strettissima interdipendenza transatlantica: la crisi europea, ha affermato, “riduce la domanda per le aziende statunitensi e le cose che producono e vendono in Europa e nel mondo. .. rallentando la crescita ovunque”.

Questa differenza di vedute, e la riflessione sulla natura dell’interdipendenza economica globale che l’accompagna, non basta però da sola a spiegare l’atteggiamento di Geithner e Obama verso la crisi europea. Un secondo elemento è infatti rappresentato dalla debolezza dell’amministrazione e da come questa induca, appunto, a sottolineare con più nettezza le colpe e le responsabilità dell’Europa. In questo momento Obama si trova con le mani legate. La “vacanza elettorale” e la consolidata paralisi legislativa impediscono di utilizzare la leva fiscale o d’intervenire con politiche di sostegno alla domanda. Rimane, ovviamente, lo strumento monetario, pur con tassi a livelli ormai bassissimi. Il Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, non ha escluso ulteriori acquisti di titoli del Tesoro, anche se è una posizione contestata all’interno della stessa FED. L’auspicio di Geithner e Obama è che la BCE possa muoversi in una direzione simile, svolgendo anch’essa una funzione supplente a una politica paralizzata da litigi, opportunismi e scadenze elettorali.

La politica, infine, ci rivela la terza e probabilmente meno nobile ragione di questa ostentata attenzione per le vicende europee. È davvero improbabile che Geithner ottenga risultati concreti da questo viaggio. L’Europa si muove seguendo dinamiche sue proprie. Ed è anch’essa condizionata da opinioni pubbliche volatili e spaventate. Gli Stati Uniti dispongono oggi di una leva relativa nei confronti dell’alleato europeo e la loro capacità di condizionarne le scelte politiche si è decisamente affievolita. Criticare l’Europa, sottolineandone pubblicamente la rigida sordità ai consigli e alle sollecitazioni che arrivano da oltre oceano, serve però a scaricare almeno in parte sulla stessa le responsabilità e le colpe delle attuali difficoltà americane. È un ruolo che l’Europa ha storicamente adempiuto: quello di rappresentare un comodo capro espiatorio. In parte lo ha meritato, quel ruolo. In parte lo ha svolto suo malgrado, soprattutto quando gli americani sono stati chiamati a votare e un tradizionale messaggio anti-europeo si è rivelato, come si rivela oggi, un utile strumento di propaganda elettorale.

Il Messaggero, 30 luglio 2012

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